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Il camerismo mirabile di Maxim Vengerov e Polina Osetinskaya. Di Corrado Roselli. Archi magazine →

Il concerto di Maxim Vengerov in duo con la pianista Polina Osetinskaya dello scorso 15 febbraio al Teatro Petruzzelli di Bari è stato un esempio mirabile di esecuzione cameristica. Dal celebre violinista russo, che suona sullo Stradivari “ex Kreutzer”, giovanissimo vincitore dei Concorsi internazionali “Junior Lipinski – Wieniawski” di Lublino e “Carl Flesch” di Londra, ci si sarebbe aspettato il classico recital della star, semplicemente “accompagnato” al pianoforte. Così non è stato: la pianista moscovita Polina Osetinskaya, ex bambina-prodigio, formatasi presso i Conservatori di Mosca e San Pietroburgo, ha dato prova di possedere tecnica eccellente e raffinatissima capacità interpretativa.


Sin dal primo brano in programma, la Sonata in Si bemolle Maggiore KV454 di Mozart, tra le più ispirate del Salisburghese, Vengerov ed Osetinskaya hanno cercato il giusto, e non scontato, equilibrio tra i due strumenti, con un suono leggero, vellutato e rarefatto, talora al limite del percepibile.

Con la successiva Fantasia in Do Maggiore op.159 D934 di Schubert, brano che non incontrò la simpatia della critica dopo la sua prima esecuzione nel 1828, il duo ha dialogato con brio e vivacità, senza far mancare momenti di autentico lirismo, nonostante il carattere virtuosistico affidato al violino, che Vengerov ha reso con misurata maestria.


La seconda parte del concerto è iniziata con la Sonata in Fa minore n.2 op.6 del violinista e compositore rumeno George Enescu, dedicata al violinista Jacques Thibaud, che ne fu il primo esecutore nel 1900 con al pianoforte lo stesso Enescu. Di questo lavoro, dal tono malinconico con riferimenti al folclore rumeno, sottolineati da virtuosismi ritmici e cromatici, Vengerov ed Osetinskaya ne hanno dato una lettura diafana e vigorosa al contempo, riuscendo a creare momenti di grande intensità espressiva.


Ad Enescu è dedicato il brano successivo, la Sonata “Ballade” in Re minore per violino solo n.3 del violinista e compositore belga Eugène Ysaÿe. Parte di un ciclo di Sei Sonate ispirate a quelle per violino solo di Bach, questa Sonata, caratterizzata da estremo virtuosismo, è uno dei brani che hanno reso famoso Maxim Vengerov. Le dissonanze iniziali del breve movimento di apertura Lento molto sostenuto, hanno preceduto i velocissimi e vertiginosi passaggi virtuosistici del conclusivo Allegro in tempo giusto e con bravura, che Vengerov ha eseguito con padronanza assoluta.


Nel brano conclusivo, la Tzigane di Maurice Ravel, sin dall’introduzione affidata al solo violino, Vengerov, con una presenza scenica di grande impatto, ha dato prova di appassionata espressività, grazie ad un vibrato intenso, ai limiti dello svisato, e ad un “rubato” cantabile: elementi, questi, che hanno fatto da preludio alla parte finale dalla tecnica trascendentale.


Il duo, dopo scroscianti applausi, ha concesso al pubblico due bis: Blues di Ravel e Meditation di Jules Massenet.


Corrado Roselli. Archi magazine

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